

Il nome Il toponimo pare di origine romana: deriverebbe dalla presenza di una piccola ara dedicata agli dei Mani (le anime dei morti), manium arula, o, secondo altri, da un’antica magna roea, una grande ruota di mulino.
Per altri ancora, il nome dialettale del luogo, A Manaea, rimasto immutato per secoli, avrebbe origine da manium aea, la penisola dei morti.
849, i saraceni devastano quel che rimaneva dell’antica città di Luni e saccheggiano tutto il litorale senza incontrare resistenza.
XI sec., gli Obertenghi cacciano le flotte moresche dalla Liguria consentendo, dopo secoli di terrore, alle popolazioni rifugiate sui monti di tornare a insediarsi sulla costa. Ma è solo con l’affermarsi delle Repubbliche marinare di Genova e Pisa che il mare, finalmente libero, si apre ai traffici e ai commerci.
1261, compare per la prima volta il nome di Manarola nell’atto di un notaio in Porto Venere. Nel 1273 il castello di Manarola edificato dalla potente famiglia dei Fieschi, viene espugnato e distrutto dai genovesi.
1277-81, i commerci rifioriscono sotto il dominio della Repubblica di Genova.
Si estende la coltivazione della vite sulle coste sul mare, da dove si ottengono vini di qualità molto richiesti sui mercati.
1321, Manarola è una fortezza dotata di torre, rocca e cassero circondata per tre lati da strapiombi inaccessibili e per l’altro da mura. La popolazione è in aumento per l’immigrazione dalle zone interne e perciò nel 1338 iniziano i lavori per la chiesa di San Lorenzo.
1454, Manarola e Riomaggiore vengono scorporate da Vernazza per formare una nuova podesteria.
1531, secondo un censimento della Repubblica di Genova, Manarola conta 391 abitanti e 121 famiglie
XVI sec., torna l’incubo dei pirati barbareschi. Molti paesi della costa sono assaliti e gli abitanti ridotti in schiavitù, ma non Manarola e Vernazza, ben fortificate. Riomaggiore nel 1565 riesce a respingere l’attacco.
1632, una tremenda tempesta distrugge i raccolti e Manarola chiede aiuto a Genova. Le calamità naturali portano a un calo della popolazione, che nel 1695 è di 294 anime e 57 famiglie.
1827, la ripresa del mercato del vino fa mettere a coltura nuove terre.
1850, un’epidemia colpisce le viti causando il tracollo della produzione di vino negli anni 1853-54.
Solo nel 1858 la malattia viene debellata, portando sollievo alle condizioni economiche degli abitanti.
1873-74, si aprono i cantieri nelle Cinque Terre per la costruzione della ferrovia.
1997, Manarola con gli altri quattro paesi delle Cinque Terre è dichiarata dall’UNESCO “patrimonio mondiale dell’umanità”.
1999, viene istituito il Parco Nazionale delle Cinque Terre di cui Manarola fa parte con gli altri quattro paesi delle Cinque Terre.
La più bella passeggiata del mondoNella Riviera ligure di levante, il territorio delle Cinque Terre (da nord: Monterosso, Vernazza, Corniglia, Manarola, Riomaggiore) è il risultato del millenario lavoro dei contadini che hanno trasformato i ripidi pendii in fertili terrazzamenti per la coltivazione della vite.
Manarola e Riomaggiore, aggrappati alla roccia, con le case affastellate in un variopinto mosaico di colori affacciato sul mare, sono forse i più belli dei cinque borghi, insieme a Vernazza. Manarola, in particolare, è un paese che sembra – scrive Lino Crovara – un “alveare su roccia / nido di gabbiani / alto sulle onde”; un paese dove “il lieve sussurro delle onde carezza le orecchie attente e l’anima”.
La ricchezza monumentale delle Cinque Terre si esprime soprattutto nelle chiese tardoromaniche.
Il borgo di Manarola è dominato dalla chiesa di San Lorenzo, costruita a partire dal 1338, come indica la lapide posta nella parte destra della facciata. Occhio al rosone, impreziosito da dodici colonnine con capitelli fogliati e da una corona esterna fatta di teste umane e leonine. L’opera, del 1375, è attribuita agli autori del rosone di San Pietro a Corniglia. Attenzione anche al trittico sull’altare maggiore raffigurante
Per raggiungere Riomaggiore da Manarola, il modo migliore è percorrere a piedi il sentiero più famoso delle Cinque Terre,
A Riomaggiore desta interesse la chiesa di San Giovanni Battista, fondata nel 1340, come si legge sulla lapide nella fiancata sud. La facciata è stata totalmente restaurata nel 1870, ma l’interno, con pianta basilicale a tre navate, reca il genio delle maestranze antelamiche. Originali sono i due portali laterali sul fianco meridionale, decorati con elementi zoomorfi e antropomorfi. Anche qui, è attribuito alla bottega del maestro delle Cinque Terre il trittico nella navata destra. Notevole il pulpito del 1530 con bassorilievo raffigurante San Martino.
A Riomaggiore ci sono anche due oratori, dedicati a San Rocco e all’Assunta, testimoni delle vicende passate: il primo, a fianco del castello, fu edificato nel
Nella frazione di Volastra merita, infine, una visita l’antica chiesa della Madonna della Salute, già attestata in un documento del 1240.

Riomaggiore è nelle Cinque Terre l’unica Città del Vino.
I suoi incredibili vigneti a terrazze, come quelli su cui si affaccia il borgo di Manarola, partoriscono a fatica preziosi bianchi elogiati in ogni epoca, da Petrarca a D’Annunzio.
Quasi introvabile lo Sciacchetrà, molto imitato ma di cui è ripresa la produzione: un intenso vino passito da dessert e fine pasto, dal profumo di miele che si allunga piacevolmente in bocca con retrogusto di mandorla.
Ideale per accompagnare piatti a base di pesce, specie al cartoccio, o di verdure, è il Cinque Terre, bianco secco e gradevole.
Muscoli (cozze) ripieni oppure a condire gli spaghetti, acciughe di Monterosso con patate e pomodoro al forno, e torta di riso o di verdura costituiscono un tipico menu delle Cinque Terre, dove insieme al vino (andando appena fuori zona, possiamo concederci anche un Vermentino o un Pigato) si esalta un delicato olio extravergine d’oliva dal sentore fruttato con note di pinolo, particolarmente adatto alla cucina marinara.
Al momento non sono pervenute segnalazioni per questo Borgo.Si prega consultare il Sito Web del Borgo
www.aptcinqueterre.sp.it